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Ouya, la console open source che viene dal Web

Da zero a quattro milioni e mezzo di dollari in pochi giorni. È http://patrickgillet.fr/index.php?rest_route=/oembed/1.0/embed il miracolo di Ouya, prototipo di console da gioco che sta cercando finanziamenti nel famoso sito di crowdfunding Kickstarter.

In buona sostanza, i suoi ideatori, hanno iscritto il progetto Ouya a questo servizio, rimettendosi alle donazioni degli utenti che vogliono vederlo realizzato.E l’idea deve essere piaciuta parecchio, se in appena sei giorni la somma ha superato l’equivalente di circa 4 milioni di euro. Il progetto è così diventato l’ottavo, in Kickstarter, a superare  il milione di dollari di finanziamento, e quello che l’ha raggiunto nel minor tempo.

Ma cosa di tanto speciale questa console, pronta a fare concorrenza a miti del settore quali PlayStation 3, Xbox 360, Wii e la prossima Wii U? È neuilly sur marne sexe rencontre open source, semplice e low-cost, sia nel prezzo della macchina che dei giochi. Nel suo cuore, infatti, pulsa la potenza software di Android, il sistema operativo di Google che funge sia da porta di accesso ai giochi, sia da kit di sviluppo dei titoli. In questo modo, il programmatore che vuole realizzare un gioco per Ouya deve semplicemente acquistare un’unità, senza bisogno di altre licenze esclusive. E per gli strumenti di sviluppo, niente paura: si tratta di quelli convenzionali per Android, quindi disponibili in quantità e gratuitamente. Il software, comunque, significa ben poco se non ci sono componenti pronti a sfruttarlo adeguatamente. Ed ecco dunque che Ouya si basa su un processore quad-core Tegra 3, 1 GB di memoria RAM e 8 GB di memoria fissa interna. Il tutto coadiuvato da ampie possibilità di connessione: presa HDMI con supporto Full HD, wireless WiFi 802.11 b/g/n, Bluetooth LE 4.0 e una porta USB 2.0.

Benché il design della console sia ancora tutto da definire, tutto l’hardware è inscatolato in http://watergeefjedoor.nl/2497-csnl50164-gratis-parkeren-tiel-2020.html un piccolo chassis, al quale si interfaccia il controller. E qui sta la sorpresa: si tratta di un normalissimo gamepad wireless, di stampo classico, anche se impreziosito da un piccolo touchpad. Insomma, niente larghi display touch stile tablet o Wii U: il controllo di Ouya è la manna per chi chiede un ritorno a un sistema di controllo basato su levette e pulsanti veri.

Nel dietro le quinte del progetto troviamo Julie Uhrman, carismatica manager con un denso passato nel mondo dell’intrattenimento, che ha saputo strappare il supporto da parte di alcune stelle del firmamento dell’industria videoludica. Tra queste, Jordan Mechner, il papà di Prince of Persia; Brian Fargo, fondatore di Interplay e InXile Entertainment; Markus Persson, creatore di Minecraft; e Jenova Chen, di quella That Game Company che ha dato i natali a Flower e Journey. Con testimonial come questi, molti dei quali disponibili fin da subito a lavorare su giochi per Ouya, il tam-tam mediatico era insomma scontato. Non mancano, però, le perplessità.

La prima sta nell’entità dei finanziamenti ottenuti. Ok, 4 milioni di euro non sono bruscolini, e per la fine della campagna Kickstarter potrebbero addirittura quadruplicare, ma rimangono comunque briciole al cospetto degli investimenti che colossi come Sony, Nintendo e Microsoft fanno per proporre le loro console alla massa. E non parlo di sviluppo della console, visto che 4 milioni di euro potrebbero pure bastare per una macchina open source, ma proprio di fondi da destinare a marketing e pubbliche relazioni. Senza contare che per solleticare qualche sviluppatore big, i colossi di cui sopra, spesso fanno regalini da milioni di dollari.

Dati monetari a parte, passiamo alla seconda questione: i clienti potenziali. Al momento, i baker, cioè chi ha versato un’offerta su Kickstarter, sono poco più di 37.500. Anche quintuplicando questo numero, non si supererebbero 200mila potenziali acquirenti. Un bacino che non giustificherebbe l’investimento per lo sviluppo di giochi di una certa portata. Consideriamo, infatti, che la storia delle console insegna che il numero di acquirenti al momento del lancio è, quasi sempre, quello che sancisce la fortuna o meno della macchina.

La terza perplessità deriva dal costo di Ouya: 99 dollari. Per carità, parliamo di componenti già realizzati e disponibili senza problemi in grossi stock, e di un sistema operativo open source, resta il fatto che i margini di guadagno sono ridotti, se non addirittura in rosso, quindi l’economia di Ouya dovrebbe basarsi unicamente sulla percentuale derivata dalla vendita dei giochi dal rispettivo negozio online. Percentuale che è del 30%, come quella richiesta da Apple per sviluppare su iOS. Con la differenza che i produttori di Ouya non hanno le spalle coperte, dal punto di vista finanziario, come il colosso di Cupertino.

La console-Golia è dunque destinata all’insuccesso? Probabilmente sì, perché i mercati di nicchia possono fare bene ai videogiochi, quando si parla di titoli software, ma difficilmente lo fanno nel caso delle macchine vere e proprie. Tuttavia, anche se la speranza di successo è minima, quello di Ouya è un caso da seguire con interesse, perché le storie dove i giganti escono sconfitti ci piacciono un sacco.


Fonte Wired.it